#Encanto è il nuovo film della Disney e finalmente vediamo una rappresentazione di una anti eroina. Non ci sono principi azzurri da sognare ed attendere, non ci sono donzelle da salvare o svegliare, non ci sono veri e propri cattivi nel senso favolesco del termine, quello che la Disney mantiene è il valore della famiglia come solido e incontrastato, ben rappresentato in questa casa magica che vive nei e coi suoi abitanti. Mirabel si presenta senza nessun talento e apparentemente senza funzioni specifiche per la famiglia, anzi pare essere in qualche modo responsabile delle crepe che la stanno minacciando nel suo splendore. Una bellissima metafora dei registi Byron Howard, Jared Bush che descrivono bene il mondo delle apparenze: la capofamiglia di questa famiglia matriarcale, è Abuela, una sopravvissuta per magia ai conquistadores colombiani che cerca di sfruttare al meglio la seconda possibilità che la magia le dà dopo la morte del padre dei suoi tre figli e vuole che sia tutto perfetto: così ognuno dei suoi discendenti ha un ruolo ben preciso da cui non può sfuggire, pena la perdita del senso di appartenenza. Il ruolo di ogni membro è il suo talento: straordinari nella loro simbologia psicologica quelli di Luisa e Isabela, la forte e la perfetta. Luisa solleva ogni cosa senza fatica apparente, non può mostrare le sue vulnerabilità, al massimo le viene concesso di avere un tic allocchio, ben inscenato un mood che noi psicoterapeuti conosciamo bene: una maschera di forza e di autosacrificio che permette di avere una funzione, che permette a chi lo indossa di sentirsi utile non sperando più di essere amata se solo si mostrasse nelle sue fragilità. Isabela è altrettanto ben descritta nella sua ossessione alla grazia: bellissima, sensuale, fiori al suo passaggio, anche qui noi psicoterapeuti conosciamo bene la necessità di adeguarsi alle aspettative altrui per poter essere ben voluti e sempre in definitiva amati con la conseguente rinuncia alla proprie scelte individuali che ovviamente sarebbero come vedere spuntare non più rose al proprio passaggio ma dei cactus ( spettacolare metafora dei registri) ovvero sempre fioriti ma pungenti, perché essere se stessi, decidere sulla base delle proprie inclinazioni inevitabilmente produce una qualche conflittualità spinosa. Mirabel nella sua goffaggine e nella sua fragilità riesce a vedere quanto questi ruoli/talenti stiano schiacciando le sue sorelle costrette ad esercitare quello per cui sono destinate e che assicura ad entrambe il bene della nonna capo; e lei è la crepa delle apparenze, vede la poca autenticità dei membri della sua famiglia che ama con tutta se stessa, questo amore la sostiene, non la fa crollare anche quando se ne sente esclusa e, con una grande coraggio cerca il membro della famiglia emarginato perché per primo aveva visto che fine fanno le apparenze seguite con ossessionesi crepa la superficie. Lo zio Bruno è un visionario con uno spiccato disturbo ossessivo compulsivo: tocco, tocco, tocco , tocco legno, incrocio le dita e trattengo il respiro. Curioso dare ad un doc il potere di predire il futuro! Nella favola questo visionario si auto esclude dalla perfezione apparente, perché capisce che le sue visioni non così facilmente intuibili, per chi non vede con il cuore sarebbero state motivo di punizione e colpe per Mirabel, protagonista della sue visioni, ed infatti nessuno si oppone al suo isolamento e semplicemente non si può nominare Bruno è il motivo che cantano tutti ad un certo punto. La nostra antieroina ricostruisce i pezzi letteralmente, con lo straordinario coraggio dellautenticità accompagna la nonna a vedere la fragilità di un mondo creato sui ruoli/talenti e ricostruisce la loro casa con la fiducia nei membri della famiglia e della comunità, puntando lattenzione sullaiuto reciproco, il bene e lamore più che sui poteri di ognuno, quasi come a dire che nessuno di loro è forte da solo quanto tutti messi insieme. La chicca finale è la scena della famigerata maniglia: nel mondo di prima era il passaggio alla propria camere in cui il vantaggio di sapere chi siamo e a cosa serviamo veniva caramente pagato con lobbligo ad interpretare il proprio ruolo schiacciante per sempre, dopo la disfatta di queste apparenze Mirabel nella maniglia, ultimo componente della casa ricostruita, vede se stessa, quindi vede la vera libertà spingendo il pubblico a capire che Il proprio talento è esattamente chi siamo, così come siamo, perfino quando siamo goffi e persi